Riportami al sud

 

Riportami al sud

vento vespertino

che soffi tra le canne

di un organo mansueto.

Laggiù nella mia isola

dimenticata dai santi

ubriaca di sogni e di promesse

dove i nostri padri

sotto il giogo dei saraceni

alzarono fieri la testa

incitando alla rivolta.

 

Riportami sulla battigia

a respirare profumo

di zagare e ginestre

dove ho lasciato i giochi dell’infanzia

sepolti dalla risacca.

Arenato tra gli scogli di frontiera

ramingo in questo labirinto di Cnosso

elemosinando un tozzo di pane.

 

Riportami nei dammusi

alle ginocchia di mia madre

che ricuce i fili di cimosa

con la paziente tenacia del ragno

per ingannare il tempo

in attesa del ritorno del guerriero naufrago.

Quale volo di coturnice mi resta

per inabissarmi in questo mare tumultuoso?

Ridammi le mie ali vento di libeccio

che con le tue carezze

mi consoli e mi distruggi.

              Prof. D’Accorso Antonino

 

 

 

 

         

PARTENZA

 

Il treno è già partito

nella penombra

con il suo carico umano

lasciandosi dietro una scia

di dolore e rimpianto.

Tu dal finestrino

saluti con la mano

mentre una lacrima furtiva

scivola lentamente sul binario.

Sbuffa la grande ferraglia

ad ogni ansito del cuore.

Lunghe gallerie si rincorrono

divorando chilometri d’attesa.

Quanti ricordi racchiusi

dentro quella valigia.

La meta è vicina

ciminiere di fumo e di speranza

attendono ansiose.

Ma la mente è assisa in altra luce

Il pensiero corre sul filo d’Arianna

alla ricerca dei luoghi dell’infanzia

e dei paterni affetti.

Irrompe sempre più forte

il desiderio del ritorno

 

                  Prof. D’Accorso Antonino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Colore

 

 

Flaccidi e pallidi

si nutrono al sole

quei corpi per scuro colore;

di là per il suo marrone

di ebano pelle, patisce

le ingiurie, di sciocche

le lingue, il Prossimo inerme.                              Prof. Arone Francesco

                      

 

 

 

Il dolore

 

E’ passato, può ritornare,

ma ti lascia pronto a saper cogliere e assaggiare

i piaceri piccoli e semplici

della vita normale, quella ricca

di sacralità arcana; perché

il tempo sofferto, si lascia

alle spalle una finestra di

buio e passione, per aprirne

altre su spazi leggeri, di

riti uguali, ma ricche di forme a colori.                   

 

Prof. Arone Francesco